Villa Bianchi Piatti Clerici si affaccia sulla piazza principale di Velate, piazza Santo Stefano, con tutta la maestosità della sua caratteristica torre. Il basamento della fortificazione corrisponde al nucleo originario di una magione costruita dalla famiglia Bianchi, si ipotizza già nel XIII secolo; la dimora fu trasformata come residenza privata tra il Cinque e il Seicento. La proprietà apparteneva a una delle famiglia più potenti di Velate che la abitarono per più di cinquecento anni fino a quando, con la morte del Nobile Cavaliere Marziale Bianchi, ultimo discendente scomparso a metà Ottocento, il ramo velatese si estinse e la villa fu acquistata da Giuseppe Piatti e poi dalla famiglia Clerici. Verso la fine dell’Ottocento è stato annesso il pregevole parco.
Sulla nostra destra notiamo l’oratorio con annessa casa parrocchiale, che conserva nonostante il vistoso rimaneggiamento, tracce di un antico portico. La conferma di una storia antica viene da alcune stanze private poste all’interno, che conservano un cinquecentesco soffitto in legno a cassettoni, affrescato e con iscrizioni. A sinistra della canonica, al piano ammezzato, una aula scolastica destinata un tempo al catechismo, è stata trasformata dagli architetti, Paolo Gelso e Nicoletta Binello, in una luminosissima intima cappellina dedicata a Sant’Arialdo, che fu vittima di Guido da Velate nell’anno Mille.
L’edificio giallo che oggi ospita l’ufficio postale, un tempo era la sede del podestà del Comune di Velate, Mandamento di Como. Nell’anno 1927, il governo fascista pose fine a oltre settecento anni di autonomia, aggregando Velate come rione del Comune di Varese, divenuta nel frattempo capoluogo di provincia. Fate attenzione al selciato: è ancora possibile vedere la rizzada, che collegava tutti gli edifici della piazza, affiorare in alcune parti dove la moderna pavimentazione è rovinata. Dialoga con la Parrocchiale l’oratorio San Domenico, costruito al suo fianco, su edificio preesistente, nei primissimi anni del secolo 1700 come sede della Confraternita dominicana del Santissimo Sacramento. Nel Novecento fu utilizzato come Battistero, e come sede del catechismo fino all’inizio della seconda guerra mondiale. Negli anni Ottanta un pesante rimaneggiamento ha visto rimossi e in parte dispersi i suoi arredi. Dal 2017 al 2023 la Chiesa è stata location di esposizioni di arte contemporanea grazie all’associazione Beautiful Varese, che ha provveduto al restauro del bel portone in legno di larice.
La Chiesa parrocchiale è intitolata a Santo Stefano. Se l’architettura esterna e la facciata risalgono all’Ottocento,
è nell’abside dietro l’altare che si può ritrovare la parte più antica: notevole è il ciclo di affreschi seicenteschi di Pietro
da Velate, e importanti sono anche gli affreschi ai lati del presbiterio, strappati da San Cassiano (la Vergine in trono col bambino
e Santo Stefano). Due oggetti in particolare meritano attenzione: il fonte battesimale sbozzato in pietra locale
con inciso lo stemma della famiglia Bianchi (1470) e il Cristo in legno (primo trentennio 1500) posto nell’ingresso della Sacrestia.
Testi di Carla Tocchetti
Per approfondimenti: Velate, Storia e segni del tempo, Centro Culturale Velate, Nicolini, Gavirate, 1990
Si ringraziano: Giuliano Tognella, Fausto Bonoldi de La Varese Nascosta.